Recovery Fund: scopri gli sgravi fiscali per le aziende green
Ormai, in Italia così come nel resto del mondo, il concetto di green economy è diventato un must.
Si tratta di un tipo di economia che modifica, e in molti casi stravolge, i processi produttivi di numerose industrie ed è utile per valutare l’impatto sull’ambiente. L’obbiettivo è diminuire le emissioni di CO2 nel breve e nel lungo periodo, anche grazie a interventi privati e finanziamenti pubblici.
Negli ultimi anni, infatti, l’attenzione crescente (e non più trascurabile) all’ambiente e alla sostenibilità dei processi, ha condotto verso un coscienzioso bisogno di ridurre l’inquinamento per preservare l’ecosistema e la biodiversità.
Ovviamente, mai come prima d’ora, l’impatto produttivo delle aziende è in primo piano: ridurre le emissioni, evitare sprechi energetici, sviluppare nuovi business ecosostenibili è la sfida del secolo.
Per aiutare e supportare le aziende nella transizione ecologica, non solo sono nate nuove figure professionali (come l’energy manager), ma molti Stati hanno stanziato contributi e sgravi fiscali ad hoc, per ogni settore d’intervento.
In Italia, ad esempio, è stato approvato il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il piano coordinato di azioni per l’accesso al “Next Generation Eu”, (il programma da 750 miliardi di euro per il rilancio dell’economia, travolta dalla crisi pandemica) generalmente detto Recovery Fund.
Questo pacchetto di fondi europei, dei quali circa 209 miliardi sono destinati all’Italia, è principalmente indirizzato alla transizione energetica e ambientale.
Green economy: come funziona
La Green economy tenta, dunque, di innescare un meccanismo virtuoso di gestione delle risorse, ottimizzando la produzione in ottica green.
Inoltre, l’impatto mediatico della nuova filosofia verde ha spinto numerosi consumatori a preferire prodotti realizzati con processi ecosostenibili. Di fatto, le aziende green godono di una notevole crescita del PIL.
Per rientrare a pieno titolo nella nuova economia è necessario sviluppare dei processi sostenibili, che possano far crescere il business senza impattare sulla natura.
L’ambiente, infatti, non è un ostacolo, ma un fattore di crescita economica, da sfruttare con altri criteri, che tengano conto dell’ecosistema.
Ad esempio, per ridurre le emissioni di CO2, il primo passo è ridurre gli sprechi energetici, che fino ad ora hanno impattato notevolmente sia sull’economia aziendale che sull’ambiente.
Non è un caso se in Italia, dal 2019 a oggi, sono stati promossi più e più incentivi in questo senso: Superbonus, Ecobonus, Bonus 110%, ecc. sono esempi palesi di come lo Stato si sia mosso per favorire la transizione energetica di privati e aziende.
Transizione energetica che spesso le aziende non sono ancora in grado di mettere in atto o semplicemente di comprendere.
È molto facile perseverare nell’errore, quando l’alternativa proposta sembra più dispendiosa. In realtà ridurre i consumi energetici, in primis, è un’azione che porta solamente vantaggi.
Ridurre gli sprechi energetici comporta una riduzione delle spese e una migliore visibilità del brand.
Economia Circolare
Dal 2019 si è sentito spesso parlare di economia circolare. Ma cos’è realmente questo nuovo concetto?
Si tratta del futuro dei sistemi energetici, che rientra nell’idea di economia verde, ovvero l’insieme di attività produttive che mirano a ridurre l’impatto ambientale attraverso l’utilizzo e il riutilizzo di fonti di energia e materiali.
Anche in questo caso, la produzione (e la riduzione) di energia è in primo piano: le prime modifiche, infatti, più semplici e più logiche, riguardano proprio gli impianti energetici, che devono valutare l’ impatto ambientale.
Per raggiungere questo obiettivo, non è raro, infatti, che sussistano notevoli sprechi energetici anche in piccole aziende, che non hanno a che fare propriamente con la produzione di energia.
Installare impianti che monitorino il flusso energetico, inoltre, offre importanti benefici economici (in primis, riduzione delle spese in bolletta).
La sostenibilità ambientale, nell’intenzione delle istituzioni comunitarie, non è quindi una specifica area di intervento, bensì un criterio trasversale di valutazione, attraverso cui è fondamentale improntare ogni progetto di crescita e investimento.
Vantaggi della Green Economy e Agevolazioni fiscali
Il Governo italiano sta premiando (e continuerà a premiare) le aziende che investono, e che hanno investito, in nuove tecnologie che permettono di ridurre l’impatto ambientale dei processi produttivi.
Infatti, nella Legge di Bilancio 2021 (prorogata anche al 2022) è stata inserita una misura fiscale “premiale”.
Questa misura serve per incrementare gli investimenti nell’ambito dell’industria 4.0 e delle tecnologie a basso impatto ambientale.
Per ricevere gli incentivi, è necessario fornirsi di strumenti che raggiungano degli obiettivi “green”, come:
- Minore utilizzo di materie prime (i macchinari e i software acquistati devono garantire un processo produttivo che richieda un minor utilizzo di materie prime e minor consumo energetico);
- Riduzione delle emissioni inquinanti (le nuove tecnologie dovranno garantire una riduzione delle emissioni inquinanti in aria, acqua e suolo);
- Utilizzare materiali alternativi;
- Riduzione di carbonio ed energia. Gli investimenti in impianti e software per l’industria 4.0 dovranno assicurare una riduzione delle emissioni di carbonio e degli sprechi energetici.
Le aziende potranno usufruire del credito d’imposta “green” non solo sull’acquisto dei beni, ma anche su costi legati alla loro progettazione, installazione e utilizzo.
La concessione del credito d’imposta del 10% nel triennio 2020-2022 è subordinata alla verifica effettuata da enti certificatori accreditati e revisori contabili (i primi dovranno accertare che i progetti siano aderenti alle direttive ENEA, mentre i secondi dovranno verificare l’effettivo sostenimento delle spese agevolabili e il loro collegamento a progetti “green”).
Per usufruire del credito d’imposta del 10% sugli investimenti, è necessario che gli acquisti siano parte integrante del progetto, che deve raggiungere almeno uno degli obiettivi preposti, tra cui la riduzione energetica.
Ridurre gli sprechi energetici
Per accedere agli incentivi fiscali del Recovery Fund, le aziende devono attestare di rispettare i criteri della Green Economy, in primis riducendo gli sprechi energetici.
In Italia, nel 2019, il comparto industriale ha investito circa 2,6 miliardi per l’efficienza energetica, di cui oltre il 90% è relativo a tecnologie hardware, mentre solo il 7,5% riguarda software per il controllo e monitoraggio delle prestazioni dei cicli produttivi.
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